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MISTER Z - Insigne-Toronto, chi non avrebbe accettato un'offerta simile?
11.01.2022 23:56 di Napoli Magazine

NAPOLI - Insigne a Toronto. E’ il tema del giorno e si è fatto un gran parlare della firma del contratto del capitano del Napoli arrivata soltanto qualche ora prima della gara con la Juventus in un albergo romano, con tanto di video occhieggiante rivolti ai suoi nuovi tifosi d’oltreoceano. Alcuni (pochi) lo considerano un tradimento, altri pensano che la colpa del mancato rinnovo del contratto con il Napoli sia dipesa esclusivamente da De Laurentiis e dalla sua ‘mania’ del risparmio. La città è divisa e si interroga sul tema del momento, anche se i segnali giunti domenica scorsa dagli spalti del Maradona sembrano indicare che i tifosi hanno compreso la situazione e sono si tristi per l’addio, ma sono anche affettuosamente vicini al calciatore. Dunque Insigne va via e ci si chiede se non si fosse potuto fare qualcosa in più per trattenerlo. Cerchiamo di rimanere legati ai fatti. La realtà ci dice che Bill Manning, presidente del Toronto FC nella Major League Soccer, si è presentato al cospetto del capitano del Napoli con un assegno difficile da respingere. Il contratto è della durata di 4 anni, rinnovabile per i successivi sei mesi. Le cifre non sono certe ma da più fonti si apprende che Insigne arriverà a guadagnare 15 milioni di dollari lordi a stagione, che diventano circa 8/8,5 milioni di dollari, vale a dire 7/7,5 milioni di euro circa. Fino al 30 giugno dal Napoli incassa 4,5 milioni di euro all’anno e a quanto pare, nella asfittica trattativa messa in piedi per un eventuale prolungamento, De Laurentiis gli avrebbe offerto di abbassare l’assegno ‘soltanto’ di un milione di euro, portandolo a 3,5 annui. Dunque, per farla breve, il calciatore guadagnerà per quattro anni e mezzo circa 20 milioni di euro netti, cifra che in ogni caso a Napoli avrebbe visto con il cannocchiale. A questo punto si pone una domanda. Alzi la mano chi tra i lettori, tifosi del Napoli e non, avrebbe rinunciato a una cifra del genere che maturerà a partire da 30 anni e mezzo, vale a dire quando la carriera di un calciatore volge inesorabilmente al tramonto. Non so voi, cari lettori, ma io, se richiesto, davanti a una simile proposta avrei raggiunto Toronto anche a nuoto (anche se la città canadese non è bagnata dal mare, ma si affaccia sul lago Ontario) tuffandomi da Via Caracciolo. E l’attaccamento alla maglia? E la napoletanità? Certo tutto è importante ma non possiamo dimenticare che i calciatori sono professionisti e che il loro mestiere dura poco, si esaurisce molto prima del compimento del quarantesimo anno d’età, quando si è ancora molto giovani in assoluto, ma molto vecchi per continuare a correre sui campi di calcio. Dunque capisco perfettamente la decisione di Insigne e perfino la condivido. E a nulla serve il discorso che sento fare da chi si domanda che cosa sarebbe accaduto se De Laurentiis, invece di offrire al capitano un rinnovo al ribasso avesse alzato anche lui la posta o quanto meno avesse lasciato inalterata la cifra attualmente percepita da Insigne. E’ un discorso che non regge. Perché per quanti forzi avesse potuto fare, De Laurentiis mai avrebbe potuto raggiungere e neppure avvicinarsi a quanto stanziato dal Toronto. Allora non ci resta che salutare Insigne, approfittando dei cinque mesi che rimangono fino alla conclusione della stagione, augurandogli le migliori fortune per la sua nuova avventura. Il calciatore, è bene precisarlo, ha fatto una scelta di vita che sul piano professionale avrà delle conseguenze negative. Insigne è destinato infatti a uscire dal grande calcio. Perderà la Nazionale (difficilmente sarà convocato per i mondiali del Qatar, ammesso che l’Italia si qualifichi) e rimarrà una sorta di vecchia gloria diventata tale prima del tempo, un po’ come già accaduto a Sebastian Giovinco che accettò le irrinunciabili offerte del Toronto nel 2015, quando aveva soltanto 28 anni. Ma anche lui, come accadrà ad Insigne, sistemò alla grande se stesso e i suoi discendenti, almeno fino alla settima generazione. E questo è un argomento molto serio sul quale, credo, ci sia poco da discutere.

 


Mario Zaccaria

 

Napoli Magazine 

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com

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di Napoli Magazine

11/01/2024 - 23:56

NAPOLI - Insigne a Toronto. E’ il tema del giorno e si è fatto un gran parlare della firma del contratto del capitano del Napoli arrivata soltanto qualche ora prima della gara con la Juventus in un albergo romano, con tanto di video occhieggiante rivolti ai suoi nuovi tifosi d’oltreoceano. Alcuni (pochi) lo considerano un tradimento, altri pensano che la colpa del mancato rinnovo del contratto con il Napoli sia dipesa esclusivamente da De Laurentiis e dalla sua ‘mania’ del risparmio. La città è divisa e si interroga sul tema del momento, anche se i segnali giunti domenica scorsa dagli spalti del Maradona sembrano indicare che i tifosi hanno compreso la situazione e sono si tristi per l’addio, ma sono anche affettuosamente vicini al calciatore. Dunque Insigne va via e ci si chiede se non si fosse potuto fare qualcosa in più per trattenerlo. Cerchiamo di rimanere legati ai fatti. La realtà ci dice che Bill Manning, presidente del Toronto FC nella Major League Soccer, si è presentato al cospetto del capitano del Napoli con un assegno difficile da respingere. Il contratto è della durata di 4 anni, rinnovabile per i successivi sei mesi. Le cifre non sono certe ma da più fonti si apprende che Insigne arriverà a guadagnare 15 milioni di dollari lordi a stagione, che diventano circa 8/8,5 milioni di dollari, vale a dire 7/7,5 milioni di euro circa. Fino al 30 giugno dal Napoli incassa 4,5 milioni di euro all’anno e a quanto pare, nella asfittica trattativa messa in piedi per un eventuale prolungamento, De Laurentiis gli avrebbe offerto di abbassare l’assegno ‘soltanto’ di un milione di euro, portandolo a 3,5 annui. Dunque, per farla breve, il calciatore guadagnerà per quattro anni e mezzo circa 20 milioni di euro netti, cifra che in ogni caso a Napoli avrebbe visto con il cannocchiale. A questo punto si pone una domanda. Alzi la mano chi tra i lettori, tifosi del Napoli e non, avrebbe rinunciato a una cifra del genere che maturerà a partire da 30 anni e mezzo, vale a dire quando la carriera di un calciatore volge inesorabilmente al tramonto. Non so voi, cari lettori, ma io, se richiesto, davanti a una simile proposta avrei raggiunto Toronto anche a nuoto (anche se la città canadese non è bagnata dal mare, ma si affaccia sul lago Ontario) tuffandomi da Via Caracciolo. E l’attaccamento alla maglia? E la napoletanità? Certo tutto è importante ma non possiamo dimenticare che i calciatori sono professionisti e che il loro mestiere dura poco, si esaurisce molto prima del compimento del quarantesimo anno d’età, quando si è ancora molto giovani in assoluto, ma molto vecchi per continuare a correre sui campi di calcio. Dunque capisco perfettamente la decisione di Insigne e perfino la condivido. E a nulla serve il discorso che sento fare da chi si domanda che cosa sarebbe accaduto se De Laurentiis, invece di offrire al capitano un rinnovo al ribasso avesse alzato anche lui la posta o quanto meno avesse lasciato inalterata la cifra attualmente percepita da Insigne. E’ un discorso che non regge. Perché per quanti forzi avesse potuto fare, De Laurentiis mai avrebbe potuto raggiungere e neppure avvicinarsi a quanto stanziato dal Toronto. Allora non ci resta che salutare Insigne, approfittando dei cinque mesi che rimangono fino alla conclusione della stagione, augurandogli le migliori fortune per la sua nuova avventura. Il calciatore, è bene precisarlo, ha fatto una scelta di vita che sul piano professionale avrà delle conseguenze negative. Insigne è destinato infatti a uscire dal grande calcio. Perderà la Nazionale (difficilmente sarà convocato per i mondiali del Qatar, ammesso che l’Italia si qualifichi) e rimarrà una sorta di vecchia gloria diventata tale prima del tempo, un po’ come già accaduto a Sebastian Giovinco che accettò le irrinunciabili offerte del Toronto nel 2015, quando aveva soltanto 28 anni. Ma anche lui, come accadrà ad Insigne, sistemò alla grande se stesso e i suoi discendenti, almeno fino alla settima generazione. E questo è un argomento molto serio sul quale, credo, ci sia poco da discutere.

 


Mario Zaccaria

 

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